Cacca (ovvero, di quanto questo blog abbia talvolta preso una piega ridicola)

Un giorno un uomo che di tanto in tanto sapeva essere saggio mi disse: "Non c’è un momento in cui un uomo goda di più di quando sta facendo la cacca. Cosa c’è che dia più piacere al mondo che fare la cacca?"
Quell’uomo non era lontano dalla Verità, vi dico.
Tutto sommato, però, questo discorso c’entra poco con quello che volevo scrivere giusto trentasette secondi fa.
Trentotto.
Trentanove.
Quaranta.
Ok, era giusto per fare le cose precise.
 
Sono passati quattro anni da quando ho messo piede nello strano e psichedelico mondo dell’università. Il primo anno sembrava sfolgorante, le sorprese si annidavano ad ogni angolo e piovevano ragazze di nome Chiara da ogni dove. La vita era diventata improvvisamente facilissima e meravigliosa; c’erano le difficoltà, ma sembravano parte di un grande disegno collettivo, quasi come se tutto dovesse succedere perché era giusto così, e basta.
A quattro anni di distanza, all’inizio del quinto e deprimente anno di stagnante università, le cose sono diverse quel tanto che basta a chiedersi se un bel saltino indietro nel tempo non sarebbe utile. E’ la domanda fondamentale della vita dell’Uomo, quando ci si guarda indietro e ci si chiede "lo rifarei?". E io lo rifarei? Ma poi, rifarei cosa? Domanda superflua, si, rifarei tutto. O almeno credo. Rifarei tutto perchè la vita si divide tra scelte essenziali e scelte accessorie, ma quelle per le quali vale la pena porsi la fatidica domanda sono solo le prime (che sono poche e monumentali). Ho passato quattro anni intensi e a tratti duri, complicati e tenaci, durante i quali ho messo a durissima prova il sistema nervoso mio e di tante altre persone: alcune rimangono, altre se ne sono andate (probabilmente) per sempre. Ma più vado avanti, più cresco e più mi rendo conto di quanto sia più facile sentire vicine le persone lontane, e vice versa. C’è stato chi sembrava fondamentale e poi non lo era, chi è stato amato troppo e chi troppo poco, chi si è rivelato infame ma le ha pagate tutte fino in fondo e fin troppo, a questo punto. E ora quasi non fa più ridere.
Anche se…
Ma si arriva ad un punto in cui l’unica strada da percorrere passa attraverso mura che vanno demolite, strade che devono essere spianate. Ci sono già passato, ho già demolito mura invalicabili e costruito strade coi mezzi di fortuna che avevo, e non rinnego niente. Le scelte difficilissime ed impensabili le ho fatte.
Sono arrivato? No, macchè.
 
Sono appena partito.
Vero, Dan?
Questa voce è stata pubblicata in Un Prat un perchè. Contrassegna il permalink.

3 risposte a Cacca (ovvero, di quanto questo blog abbia talvolta preso una piega ridicola)

  1. Andrea ha detto:

    Se hai bisogno di due spalle forti ed una panza grossa per abbattere il muro, chiama la ditta demolizioni maccaspacca ltd.Torno presto, non ti preoccupare! 🙂

  2. maria ha detto:

    Era tutto molto diverso, eh?
     

  3. Giò Stella ha detto:

    non so in quale categoria potrei inserirmi…ma questo non conta.
    ci sono persone, eventi, sensazioni che sembrano essere scontate ed immutabili, ma che al primo soffio di vento cambiano direzione come bandiere. Sento anche io la mancanza di persone un tempo vicine, che annoveravo fra le 5 punte di diamante della mia vita.
    ma la gente è egoista, e per questo motivo ho deciso di cominciare ad esserlo anche io.
    per quanto riguarda l\’aria viziata di pisa, questo mi pare quantomeno scontato dopo 5 anni di università; ancor peggio è il tuo caso, che pisano sei di nascita(non ci sono doppi o tripli significati in questa affermazione…)
     
    scrivi sempre molto bene.
     
    ricorda, gli angoli vanno smussati.
    giop
     
    ps, anche io ho un blog…

Lascia un commento