Si stava meglio quando si stava peggio

Si rimpiange il passato quando il presente non ne è all’altezza. Non è forse questa, dopotutto, la funzione sordidamente sotterranea del tempo che è trascorso e stato? Fungere da terribile pietra di paragone, una lapide monolitica su cui sono scritte verità intrinsecamente inviolabili, immutabili. È incredibile quanto le cose che non esistono più riescano a far più danni di cose reali, tangibili,  persone e luoghi che hai a portata di mano, odori che riesci a sentire, sensazioni che riesci a provare sul momento. Quelle altre invece se ne stanno là, in un cantuccio lontano, ma tu sai che ci sono e che ci rimangono, sempre lì come avvoltoi a ricordarti che se fra loro c’è stato qualcosa di bello verrà a tormentarti ogni volta che la tua vita sarà debole nel confronto. Ed in questi momenti spariscono come per magia tutti i momenti bui, tutte le difficoltà e gli ostacoli del passato, si nascondono, non si fanno vedere e se ne stanno riparati a sghignazzare del loro attore preferito. Si vedono solo le cose belle, le cose più belle. Da qui la tristezza, la nostalgia, il senso di solitudine, di freddo, il groppo in gola e la voglia di mollare tutto, lo sconforto. È qui che riemerge come un conato tutto il marcio che sta dentro, la consapevolezza e la verità (perché quella non si nasconde a noi stessi), le mezze bugie, le bugie intere, i finti compromessi, gli sforzi vani, le chiacchierate con Dio e col cielo stellato, tanto spettacolari quanto inutili, o almeno così sembrano. Qui sparisce la sicurezza e la fiducia, qui c’è solo amarezza, stupido orgoglio e il ricordo dei dannatissimi tempi migliori.

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Una risposta a Si stava meglio quando si stava peggio

  1. valentina ha detto:

    Non ho mai saputo decidermi se sarebbe meglio sperare di dimenticare i tempi migliori o continuare, volontariamente o meno, a paragonarli al presente, semplicemente per il gusto di tentare di provare nuovamente la cosa migliore.

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